Petrolina e la Ilha do Fogo al tramonto: Juazeiro


Ora parliamo di un viaggio, iniziato ben prima di salire sull’aereo e che, sono certa, non terminerà col rientro a casa.

Locandina seminario formativo
Primo anno di magistrale presso l’università di Padova: città nuova, università diversa. Lezione di “Mentoring” online con la partecipazione di un esterno, Nicola Andrian; fu così che conobbi il programma di ricerca e scambi Intereurisland e il Bando ULISSE, opportunità offerta dall’università di Padova per trascorrere un periodo della formazione all’estero. Nicola, coordinatore del programma, ci presentò la possibilità di esperienze di mobilità verso il Brasile, grazie all’accordo firmato fra l’UNIPD e l’Università dello Stato della Bahia, UNEB, nella regione nord-est.

La prospettiva di poter svolgere il tirocinio pre-laurea in Brasile mi sembrava un sogno. Fu esattamente in questo giorno che iniziò il mio viaggio; la mia meta era diventata arrivare a poter vivere questa esperienza oltre oceano. Passo a passo, giorno dopo giorno l’obiettivo diventava sempre più tangibile: le lezioni di portoghese, la domanda per il bando, gli incontri di formazione (online) con gli altri partecipanti. La concretezza di questo viaggio era però costantemente smorzata dalla pandemia in corso; il covid ha aggiunto un tocco di incertezza durante tutto il periodo pre-partenza. Comprare i biglietti per i voli, preparare le valigie, restare al passo con la burocrazia, tutto veniva percepito con più distacco. L’inizio non è stato semplice, dedicarsi completamente a tutte queste attività senza avere la certezza di poter davvero raggiungere il Brasile a causa dei continui cambiamenti dettati da questi anni di instabilità non è stato così immediato. Ma fu così che, con non poca sorpresa, il giorno 17 settembre mi sono imbarcata nel viaggio che mi avrebbe fatta arrivare a Petrolina, nello Stato del Pernambuco, il 18 settembre verso mezzo giorno.

Da qui inizia il viaggio con la sua cruda realtà, il confronto con una cultura differente, ora sono davvero lontano da casa, ho oltrepassato l’oceano mettendo in pausa quella che per 25 anni è stata la mia quotidianità e che, per almeno tre mesi, resterà là ad aspettare il mio rientro.

Formazione pre-partenza in Bivacco
Chiariamoci, il pre-partenza con tutte le attività e gli incontri inizia a darti un’idea di come sarà questa esperienza, ma quando l’aereo atterra in quel piccolo aeroporto di Petrolina, lì, in quel momento si ha l’inizio concreto del viaggio. Nelle attività formative previste pre-partenza ho avuto la possibilità di conoscere coloro che sono diventat* mi* compagn* di avventura. Tre studentesse e uno studente che, ancora, non avevo alba di come avrebbero reso indimenticabile questa esperienza.

Ora resta solo da capire come condensare questi mesi in queste poche righe, come tramutare le emozioni, le sensazioni, gli odori in parole affinché tu, lettore/rice, possa percepire e condividere, almeno in parte, i sapori e la vita che hanno arricchito questo viaggio. Prometto che farò il possibile affiche tu possa sperimentare un poco di Brasile, del Brasile che ho vissuto.

Il primo periodo e in un certo senso anche l’ultimo sono stati i più difficili. Come dice quel detto italiano: “Quando vieni al sud piangi due volte: quando arrivi e quando te ne vai”, ecco, direi che aiuta a dare una cornice all’esperienza.

Come dicevo, già dal ridotto aeroporto di Petrolina si inizia a percepire distintamente come ci si trovi in un luogo che non trasmette familiarità, ma l’eccitazione iniziale rende il tutto confuso, caotico, così finisci per non prestare troppa attenzione al turbinio di emozioni che ti tempesta dentro. Nicola ci sta aspettando in aeroporto, dopo i primi saluti ci dirigiamo a quella che sarebbe diventata la nostra dimora per i tre mesi che avremmo passato qui, una casa di studenti provenienti da varie zone del Brasile.

Morro de Pai Inácio – Gita fuori porta

Un luogo perfetto per avvolgersi in questa cultura, poter vivere con de* ragazz* brasilian* della nostra età è stata davvero un’opportunità immensa.

Abbiamo avuto la possibilità di migliorare la nostra conoscenza linguistica, imparato a cucinare piatti tipici e tutte le volte che incontravamo una difficoltà o un dubbio culturale avevamo a chi chiedere a disposizione. Già dai primi giorni abbiamo iniziato ad accrescere la nostra rete sociale, certo, il nostro essere stranier* attivava la curiosità degli abitanti di due città piccole poco abituate ad essere mete turistiche e questo, forse, ci ha reso più semplice intrecciare relazioni. Fatto sta che ci siamo trovati ad organizzare il tempo tra lo studio, il tirocinio e una colorata vita sociale.

Il tirocinio è cominciato con un tour dei vari enti locali, partner del programma, tra i quali avremmo dovuto scegliere quale ci avrebbe ospitato per questa esperienza formativa.

Visita alla SEDES, Juazeiro
Questo periodo mi ha dato la possibilità di apprendere molte informazioni che definirei più “burocratiche” tra cui come venga gestito il tema della salute mentale o le carceri minorili qui in Brasile; e questioni più “umane” potendo ascoltare i racconti di chi questi luoghi li vive sia per lavorare che per usufruire dei servizi o per necessità. Questo ha dato le basi per creare una maggiore confidenza con questo mondo che, almeno all’inizio, pareva così lontano da casa. I confronti, i racconti, le spiegazioni, il poter immergersi e toccare con mano differenti sfaccettature di umanità ci ha aiutato a iniziare a costruire il nostro spazio anche qui nelle città di Petrolina e Juazeiro.

Quando l’euforia iniziale ha iniziato a scemare, la cruda realtà ha preso il sopravvento, portandosi dietro una serie di dubbi e paure non espresse, le diversità si fanno più marcate e ci si chiede se si è all’altezza, se saremo “abbastanza”, se forse questo, tutto questo, non è semplicemente troppo. Ma, senza rendersene davvero conto, ci si abitua, ci si adatta. Nel primo periodo quasi tutta l’attenzione si dedica al prendere le misure, al comprendere, al bilanciare e senza percepirlo si inizia a costruire una quotidianità e a fissarsi degli obiettivi concreti. E si finisce per prendere il ritmo e ad accostumarsi a questa nuova realtà.

Così tra le attività teoriche con il programma di Mestrado PPGESA della UNEB (realizzate on-line), il tirocinio negli enti della comunità, gli eventi culturali, il teatro, le chiacchiere, la musica e i bar si entra in contatto con un ventaglio ben variegato di persone che con le loro storie ti rendono sempre più parte di questo mondo.

Riunione (Focus group) equipe Bea&Intereurisland 2021
Come è prevedibile, anche dopo aver trovato il proprio spazio, i momenti di difficoltà e insicurezza si sono ripresentati, ma nessuno di noi è mai stato da solo ad affrontarli; un grazie va a* mi* compagn* di viaggio, dell’equipe Bea&Intereurisland 2021, che si sono sempre resi disponibili per supportare, discutere, affrontare le paure degli altri. Nessuno è mai stato lasciato soccombere ai propri dubbi, ma anzi, ogni volta i momenti ‘no’ si sono trasformati in occasioni per crescere assieme.
Ma passiamo a parlare della mia esperienza di stage. Ho svolto le mie 400 ore di rito in 3 enti differenti:

Pastoral da Mulher. Ente che lavora con donne in condizione di prostituzione nella città di Juazeiro.

Casa di accoglienza per minori – SEDES, Juazeiro. Ente che si occupa di minori vittime di violenza e abusi allontanati dalle proprie famiglie, della Segreteria di Sviluppo Sociale, Donne e Diversità del Comune di Juazeiro.

CAPS Infanto-Juvenil. Centro di Attenzione Psico-Sociale, Infanzia e gioventù: In questo ente ho seguito un gruppo di incontro di adolescenti che si teneva il venerdì pomeriggio.

Come stavo dicendo nell’ultimo ente seguivo una unica attività il resto del tempo disponibile veniva spartito tra gli altri due.

La Pastoral da Mulher è un ente che si occupa di aiutare donne in condizione di prostituzione, offrendo loro diversi servizi fra i quali: la possibilità di consultare un medico in sede, diversi corsi formativi, sessioni di terapie olistiche, consulto psicologico e tutto il supporto che l’equipe della Pastoral, tutta al femminile, possa offrire.

Momento di presentazione della Pastoral da Mulher all’equipe

 

Già prima di partire ero interessata a svolgere il mio tirocinio presso questa istituzione, ma la prima volta che sono entrata, durante il giro degli enti, la sensazione che fosse il posto dove volessi fermarmi si è fatta più intensa. Grazie a loro ho potuto seguire alcune delle attività che il centro propone, conversare con le donne che passavano durante le giornate di accoglienza e accompagnare l’equipe nell’ “abordagem” di strada, ovvero andare ad incontrare le donne nei luoghi di lavoro, conoscendole o re-incontrandole, presentando il centro, dando informazioni riguardo alle attività e alle possibilità che avrebbero potuto incontrare in questo luogo e distribuendo info e profilattici. Assieme ad una delle altre studentesse italiane abbiamo creato e condotto alcune attività per concludere un ciclo di incontri a cui un gruppo di donne aveva preso parte, al Centro di Terapie Naturali Gianni Bande – CETGIB, nel quartiere João Paulo II, di Juazeiro.

Attività condotta al CETGIB

Incontro al CETGIB

Sicuramente ho vissuto esperienze dure: ho assistito a donne parlare della morte di persone care con una naturalezza a cui non sono abituata e dopo il primo approccio in strada (abordagem) a cui ho preso parte sono tornata a casa con un vortice di emozioni che, se non avessi avuto il supporto de* altr*, avrei dovuto affrontare da sola senza saper come.

In Italia non ho mai avuto molte occasioni di interagire col mondo della prostituzione e aver potuto scoprire un po’ di più anche su questa parte di mondo mi ha dato l’opportunità di estendere un po’ di più la mia consapevolezza sulle forme che la realtà può assumere.

La prima volta che, ancora come equipe, ci siamo presentati alla Casa di accoglienza della SEDES, dovevano esserci una quindicina di minori presenti e un’equipe allegra e colorata. Io ero già propensa a svolgere le mie ore presso la sopracitata Pastoral, mi ero anche ripromessa di evitare di lavorare ancora con i minori e di sfruttare questa esperienza per sperimentare contesti diversi.

Bambine(i) alla Casa di accoglienza SEDES
Ma sono bastate poche ore in quella casa per farmi accendere il desiderio di poter svolgere parte delle mie ore anche lì, e così è stato. Quando il mio tirocinio in questo luogo è diventato effettivo, il numero dei minori si era ridotto a 10. In quei mesi ho imparato con loro i giochi che si fanno qui, le “brincaderas” tipiche e sono stati curiosi di apprendere qualcuna di quelle italiane, abbiamo fatto i compiti assieme, disegnato, chiacchierato, giocato a domino, un giorno mi hanno persino tinto i capelli (ovviamente il colore è andato via lavandoli).
“Facciamo la pizza”, alla Casa di accoglienza
Ho trascorso con loro momenti di festa nel periodo di Natale e nel giorno della festa dei bambini, ero con loro anche quando qualcuno scappava o aveva una crisi. Ho anche avuto la possibilità di tenere alcune attività che comprendessero lo yoga e alcune tecniche di rilassamento nel tentativo di portare un’alternativa a cui fare ricorso in momenti di stress o di difficoltà.

Quando ho cominciato il mio stage, tra i bambini accolti erano presenti anche due ‘bebè’ di pochi mesi e nel finire del mio stage ho sostenuto uno di loro aiutandolo a compiere i suoi primi tentativi di camminata eretta. Gli ultimi giorni sono stati intrisi di forti emozioni; lasciarli non è stato esente da dolore (come d’altronde non lo sarà lasciare questo paese).

L’ultimo ente in cui ho svolto alcune ore del mio tirocinio è il CAPS, nello specifico quello che si occupa di minori. Per alcuni mesi ho affiancato la psicologa negli incontri di gruppo per adolescenti; questa esperienza mi ha arricchita davvero molto sia dal punto di vista professionale, sia da quello umano. È stato meraviglioso assistere come incontro dopo incontro venissi sempre più accettata dagli adolescenti che ne prendevano parte.

Callithrix in Maragogi
Avendo una cadenza di un incontro a settimana questi momenti hanno scandito il mio progredire all’interno di questo paese: con la lingua, all’inizio avevo grosse difficoltà che via via hanno iniziato a rimpicciolirsi permettendomi uno spettro più ampio di comprensione e partecipazione; del contesto di vita in cui mi trovavo; come comunicare in modo più efficace e il significato mutevole di alcune parole. Inoltre, era la prima volta che potevo accedere ad un approccio psicologico in un lavoro del genere. Apprendere alcune nozioni, farsi un’idea di come un gruppo può essere condotto, partecipare alle attività e poter osservare il ruolo moderatore e facilitatore della psicologa è stata un’opportunità immensa.

Se vogliamo dare, anche, una sbirciata agli obbiettivi che mi ero data pre-partenza per fare una sorta di check-list otterremo questo:

Vivere il contesto di un’università straniera (nello specifico, il Dipartimento di Scienze Umane, Campus III dell’Università dello Stato di Bahia – UNEB, in Brasile): Questo non è stato possibile dal punto di vista fisico perché, in relazione alla condizione del covid, le lezioni e gli incontri si sono tenuti solo on-line.

Imparare a lavorare seguendo la proposta pedagogica del service learning. Questa esperienza mi ha sicuramente aiutato ad avere un’idea, ma per poter dire di aver imparato ancora mi serve praticare.

Sviluppare attività con minori in condizioni svantaggiate. Questo è stato realizzato pienamente.

Approfondire e applicare le conoscenze acquisite durante i corsi di Ateneo. Anche questo obiettivo lo riterrei raggiunto, chiaramente non mi riferisco a tutto quello che ho imparato in università, ma qualcosa di concreto è stato fatto.

Padroneggiare le capacità di ascolto attivo. E anche qui, padroneggiare è esagerato, ma ho decisamente avuto il tempo e le occasioni per praticarlo.

Il mio viaggio qui in Brasile è stato un po’ travagliato, il primo tempo è stato difficile, la prima settimana la peggiore, ma poi, giorno dopo giorno, conversazione dopo conversazione, esperienza dopo esperienza qualcosa si è sciolto, lentamente, ciò che prima mi sembrava una limitazione insormontabile ora non pesa più. All’inizio avevo addirittura delle difficoltà a distinguere i negozi dalle abitazioni private (a mia difesa il fatto che a volte questi sono degli ibridi derivanti da una particolare mistura dei due), ma adesso, adesso ti assicuro che quando mi guardo in giro, quando esco, quando parlo con le persone, tutto mi sembra così naturale, come se nella mia vita fosse sempre stato tutto così. Seppur continui a percepire la diversità, questa è divenuta una nuova familiarità.

Laboratorio per costruire un Berimbau
Questo viaggio è stata un’esperienza incredibile, ho avuto paura di questa terra che in pochi mesi mi ha fatto innamorare a tal punto di portarmi a decidere di prolungare la mia permanenza di un mese e mezzo, anche se, in realtà, ora che sto scrivendo questo testo (più di due mesi dopo la mia prima data di rientro) mi trovo ancora qui, poiché non sono riuscita a partire quando avrei dovuto, ma sai una cosa? (Dopo i primi due giorni di disperazione) sono felice di aver avuto la possibilità di restare ancora un po’.

Qui ho potuto mettere in discussione me stessa, le mie convinzioni, imparare ad avere più coscienza di me e, come speravo, la possibilità di avere gli occhi più grandi, di poter guardare le cose sotto punti di vista sempre nuovi, sempre diversi, poter mettere in discussione le mie idee e le mie credenze, poterle rivalutare con un bagaglio vitale e culturale più ampio.

Ti assicuro che un po’ non vedo l’ora di tornare a casa, di premere start su quella vita rimasta in pausa, accogliere quello che è stato il mio tutto per molti anni e vedere come sarà cambiato, pur restando immutato, ai miei occhi; come apparirò io agli occhi dei miei cari e come apparirò ai miei, ma allo stesso tempo sento il mio cuore sciogliersi se penso che questa smetterà di essere la mia quotidianità.

Salvador

  

Per i pronostici del mio futuro posso solo sperare che la mia vita e quella di questa terra e delle persone con cui l’ho attraversata si ricongiungano altre volte, e a questo desiderio aggiungo la speranza che, per questi ultimi giorni, i miei occhi possano essere abbastanza grandi da accogliere tutta la magnifica bellezza che questo viaggio mi ha donato.

Lucrezia Calafini

Corso di Laurea Magistrale in ‘Psicologia di comunità, della promozione del benessere e del cambiamento sociale’, Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione – DPSS, Università di Padova – UNIPD, Italia

Esperienza di mobilità realizzata con borsa del Bando ULISSE – UNIPD, grazie all’accordo bilaterale (MoU) firmato da UNIPD e UNEB.

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